Tim Buckley Il navigatore delle stelle




 




'Lo splendore del sole ricorda i cieli della realtà/Pensavi di stare volando ma hai dovuto aprire gli occhi' Tim Buckley da Pleasant Street Folksinger di enorme forza e dolcezza, innovatore geniale della tecnica vocale, poeta nostalgico e efficacemente polemico, chitarrista delicato e sensibile: Tim Buckley è stato in assoluto fra i compositori più originali.






La sua America gli regalerà pochi successi, mentre l'Europa lo scoprirà molto tardi con la sola eccezione della Francia, dove una èlite di persone lo elegge come il più grande innovatore della musica a stelle e strisce dopo Bob Dylan.
Timothy Charles Buckley III nasce a Washington DC nel giorno di San Valentino del 1947.
Vive a New York e all'età di quindici anni si trasferisce insieme alla famiglia in California. Dal 1963 comincia a frequentare i circuiti folk di Los Angeles e della By Area proponendo per lo più canzoni originali scritte dall'ex compagno di scuola - aspirante poeta - Larry Beckett. Abbandonati definitivamente gli studi universitari trova il suo ambiente ideale al losangelino Troubadour.
Qui fa amicizia con un chitarrista di squisita tecnica esecutiva, Lee Underwood, e soprattutto è notato da un certo Herb Cohen, astutissimo manager di Frank Zappa e Captain Beefheart, che lo presenta al boss dell'Elektra Jac Holzman. Sottoscritto un contratto con quell'etichetta, in soli tre giorni incide negli studi Sunset Sound il disco di debutto, intitolato semplicemente Tim Buckley, avvalendosi del prezioso supporto di ottimi musicisti.
Oltre agli amici Lee Underwood e Jim Fielder (basso), sono della partita Billy Mundi (batteria e percussioni), la stella Van Dyke Parks (piano, celeste, harpsichord) e Jack Nitzsche artefice dei sontuosi arrangiamenti.
L'album, in vendita durante le festività natalizie del 1966, inanella una lunga serie di classiche ballate folk ispirate direttamente a Fred Neil, Tim Hardin e soprattutto a Bob Dylan (Aren't You The Girl, Song For Janie, Understand Your Man), anche se Tim è in grado di apportare originali e minuziose variazioni armoniche (I Can't See You). Colpiscono al cuore la sinuosa Wings e Song Of The Magician, pezzo soffuso con un drumming spazzolato e un pianoforte etereo. Ma è con Song Slowly - gioiello da custodire gelosamente - che Buckley tocca i tasti del sogno: una poesia dai sapori incantati, leggermente sfiorata dalle corde della chitarra.
Il progetto successivo Goodbye And Hello, stampato nel dicembre 1967, mostra un artista già maturo, più consapevole dei propri mezzi. Un'esplosione nucleare annuncia No Man Can Find The War, momento drammatico e autenticamente realista:
[Gli uomini piangono dell'umana morte/I parlatori perdono il respiro/I film rappresentano storie di caos/I cantanti vedono e i poeti gemono/Tutto il mondo conosce la situazione, ma nessuno sa trovare la guerra].
Emerge un'incredibile forza interiore nella felicità fatta a pezzi di Carnival Song, che si staglia sopra un sottofondo da orchestrina paesana. Si rimane pietrificati all'ascolto dell'urlo secco di Pleasant Street, mentre l'organo pennella i toni imponenti di un destino inesorabile: [Tutta la gente crudele si aggira in abiti cristiani di color liquirizia/Io non posso più aspettare la strada della gioia...].
Alla spettrale Hallucinations fa seguito I Never Asked To Be Your Mountain dominata dal favoloso intreccio fra chitarre e percussioni: ideale tessitura per impervi giochi vocali. L'armonica accompagna Once I Was, mentre Phantasmagoria In Two è una straripante canzone d'amore, tra le più intense mai scritte.
Davvero splendida la title-track - con un canto capace di stordire - ingentilita da un arrangiamento raffinato (violini, flauti e clavicembali barocchi) mai fuori le righe.
Un autentico caleidoscopio di colori.
In chiusura di programma la dolce Morning Glory, che salirà al proscenio mondiale grazie alla brillante rivisitazione dei Blood Sweat & Tears.
Nel 1968 Buckley si dedica a una proficua attività dal vivo. In estate giunge a Londra per esibirsi il 10 luglio alla Queen Elizabeth Hall. Ad un anno esatto di distanza arriva il terzo ellepi: Happy Sad.
La matrice folk degli esordi è ancora viva in Buzzin' Fly e nella malinconica Sing A Song For You dedicata al figlio Jeff, ma in diversi frangenti si avverte nitido il ricorso a forme jazzate con l'uso del vibrafono (David Friedman) e del contrabbasso (John Miller).
Nella traccia introduttiva Strange Feelin' - ad esempio - sono evidenti i richiami al Miles Davis di Kind Of Blue. Il sound è accattivante, capace di regalare sincere emozioni e incantevoli effetti chiaroscurali.
Le onde dell'oceano annunciano e sottolineano Love From Room 109 At The Islander (On Pacific Coast Highway), una lunga e fascinosa meditazione, una disperata ricerca della propria calma interiore. Infine, nell'orgia di Gipsy Woman - suggellata dalle incessanti congas di Collins - Tim completamente in trance libera la voce.
Una voce capace di esprimere toni ed emozioni vere in una continua trasfigurazione che la rende unico, stupefacente strumento.
Si tratta d'energia pura, condensata e restituita ai nostri sensi attraverso innumerevoli immagini tutte differenti fra loro.
E' il trionfo della heart music:
la musica del cuore che vibra e sconvolge.
I rapporti con l'Elektra si stanno deteriorando giorno dopo giorno. Le vendite dei dischi non sono soddisfacenti e Buckley avverte di non avere più la libertà d'azione necessaria per esprimere il proprio credo.
Grazie all'aiuto di Herb Cohen si accasa con la Straight Records, ma è debitore di un trentatregiri alla vecchia casa discografica.
Nell'ottobre del 1970 è pubblicato Blue Afternoon, un'opera incredibile nella sua lucida follia.
L'artista comincia a rifiutare di netto la quotidianità rifugiandosi sempre più di frequente nel passato e, alla stregua del Nick Drake di Pink Moon, vive fra pensieri rarefatti e relazioni istantanee che in ogni caso gli danno la forza di continuare.
In Chase The Blues Away descrive la sofferenza interiore e, profondamente segnato dalla droga, canta la sua depressione.
Possiamo ascoltare frammenti jazzati nella sobria Happy Time dalle tinte soul, nella squisita So Lonely impreziosita dai variopinti riff di Underwood e in Blue Melody capace di ricreare quelle atmosfere fumose tipiche di certi night club. Quando irrompe Cafe, tutto sembra arrestarsi, il sound è ovattato quasi silenzioso, mentre la sei corde accenna sequenze sepolcrali.
Il finale è affidato a The Train, pezzo vibrante che vede i musicisti impegnati in una primitiva jam session, dove il canto ritorna strumento esplosivo e selvaggio.
Neanche il tempo di rifiatare e Buckley - dovendo rispettare il contratto con l'Elektra - si mette immediatamente in azione per la stesura di un interessante progetto dedicato al sommo poeta e scrittore di Fuentevaqueros, Federico Garcia Lorca, omaggiato anche con il titolo dell'album. Cinque le favole contenute in Lorca - edito nell'ottobre 1970 - dai risvolti complessi e molto interiori, sempre in bilico fra sogno e realtà.
La title-track è una lunga traccia in 5/4, una libera e visionaria improvvisazione con il prezioso pipe organo (John Balkin) e il piano elettrico (Lee Underwood) in sottofondo per lasciare il giusto spazio ai deliri di Buckley: caldi e lamentosi, gelidi e strascicati.
La voce possiede un'estensione infinita, e ancor più sorprendente è la maniera in cui ogni cosa viene resa funzionale a questo elemento.
Scarni fraseggi acustici, doppiati dal basso, costituiscono l'esile struttura di Anonymous Proposition, che prepara il terreno più idoneo per gli interventi assassini di Tim. L'accorata ballata I Had A Talk With My Woman vede all'azione un Buckley pacato e intimista, mentre il pezzo successivo Driftin' è impreziosito dalle congas e da una lancinante chitarra blues.
Si alza notevolmente il ritmo con il conclusivo Nobody Walkin'.
Ancora in evidenza le suadenti percussioni di Carter Collins, ma la tessitura è ben delineata dal piano elettrico su cui si erge un canto, questa volta, spedito e risoluto.
Dopo pochi mesi, nel gennaio 1971, è nei negozi Starsailor considerato il masterpiece dell'artista americano. Fanno parte della combriccola gli amiconi Underwood e Balkin, mentre alla batteria e alle percussioni è chiamato Maury Baker e ai fiati intervengono Bunk e Fuzz Gardner, affiatato duo distintosi nelle Mothers Of Invention di Sua Maestà Frank Zappa.
Un progetto magico, dove i confini tra fantasia e realtà sembrano sempre più labili e sfumati.
Questa nuova, affascinante avventura non possiede una meta precisa ed è caratterizzata da uno sperimentalismo delirante - free jazz, psichedelia e persino musica contemporanea - fortemente comunicativo, espresso con un linguaggio che oramai ha superato ogni estetismo e formalismo. Assistiamo agli sfoghi tribali di Come Here Woman, Down By The Bordeline e della sfrenata Jungle Fire. Il sound proposto è semplice e ripetitivo, quasi ossessivo: ideale trampolino di lancio per le multicolori evoluzioni del frontman. All'insegna del delirio e dell'improvvisazione più spregiudicata, The Healing Festival è uno di quei brani che non ci stancheremo mai di ascoltare, scoprendo ogni volta altre sfumature e sensazioni diverse. Song To The Siren è una dolcissima ballata concepita secondo i più classici canoni melodici. E poi ancora, I Woke Up, il rock folleggiante di Monterey, e la curiosa e nostalgica Moulin Rouge cantata in lingua francese.
La title-track è la punta di diamante dell'intera raccolta. Autentico trip sonoro per sola voce, che si sdoppia e si moltiplica, muore e si rigenera. Acrobatici saliscendi di timbro e di tono - distorti e modulati, incisi e violenti - sempre incredibilmente poetici. L'album offre un ritratto completo di un musicista innovatore; un contatto iniziale senz'altro traumatizzante ma straordinario, una catarsi reale, forse irripetibile. La critica specializzata degli States - per la maggior parte - snobba o maltratta il long-playing, mentre le vendite sono fallimentari. Buckley risente del colpo entrando in un profondo stato di crisi, accentuato dalla mancata possibilità di esprimersi dal vivo: nessun promoter accetta di organizzargli un concerto.
Per più di due anni smette di scrivere, e dopo aver toccato il fondo, riesce lentamente a risalire la china. Liberatosi da alcool e droghe, si presenta lucido e in grande spolvero per le incisioni del suo nuovo album Greetings From L.A. pubblicato nell'ottobre 1972. E' evidente che la casa discografica ha imposto a Buckley - con pochi soldi in tasca e con due famiglie da mantenere - un prodotto di facile consumo, una sorta di compromesso tra le sue spericolate sperimentazioni e quelle sonorità che strizzano l'occhio all'airplay radiofonico. Fin dal pezzo di apertura si capisce perfettamente che aria tira: Move With Me è, infatti, un funky commercialissimo con coretti, piano rag-time e vaporosi interventi del sax, mentre il blues Devil Eyes scorre senza particolari sussulti. Ritmiche dinamiche vivacizzano Get On Top, che vede in azione il bravo Collins alle congas e l'Hammond di Eddie Green. Arrangiamenti scorrevoli caratterizzano Make It Right, con la voce che ammicca ai soul-man del passato. Banale il boogie rock di Nighthawkin', tambureggiante e raffinato Sweet Surrender - uno dei pezzi migliori dell'ellepi, sottolineato da sontuosi interventi degli archi - dove Tim ritorna a divertirsi con la sua ugola. Chitarra acustica e battito di mani accompagnano il percorso di Hong Kong Bar, un blues viscerale ben interpretato.
E' iniziata, purtroppo, una irreversibile parabola discendente, anche se dal vivo - finalmente è di nuovo on the road - l'artista riesce ancora a incantare.
Il passo successivo Sefronia viene edito nel maggio 1974. Le funkeggianti Stone In Love e Peanut Man assieme a Because Of You risentono di un sound fin troppo magniloquente e pretenzioso, mentre brani come I Know I'd Recognize Your Face e Quicksand sono piacevoli ma non hanno spessore. Sicuramente migliori le strutture musicali di Sally Go 'Round The Roses e Honey Man.
Di pregio assoluto, invece, la cover di Martha, appartenente al repertorio di Tom Waits (estratta dall'album d'esordio Closing Time) e la sincera rivisitazione di Dolphins, un brano di Fred Neil, allietata dai lucidi riff della chitarra di Underwood.
Sulla scia della precedente produzione si muove l'ultimo trentatregiri di Buckley Look At The Fool, stampato nel novembre 1974. Si salvano dal mazzo solo un paio di canzoni: la sgargiante title-track, Who Could Deny You, Down The Street e la conclusiva Wanda Lu uscita anche su singolo.
Sembrano essere passati anni luce da quell'intervista rilasciata dopo un concerto al Troubadour di Los Ageles in cui Tim Buckley dichiarava convinto: 'Bisogna strappare l'America dalle mani del business e affidarla nella mani della gente... Nella musica come - in qualsiasi altra cosa - l'unico momento davvero creativo è il caos...
La mia più grande frustrazione è incidere dischi in mezzo ad altri musicisti senza la benchè minima personalità.... tanti lavori che vengono venduti a loro volta a persone che non posseggono una precisa personalità. Persone senza volto. Perdute... Penso che la pazzia sia osare l'esplorazione di una nuova dimensione, al di là della realtà'.
Il navigatore delle stelle se ne va in punta di piedi nella notte tra il 28 e il 29 giugno del 1975 per una fatale overdose di eroina e alcool. Cercate i suoi preziosi dischi nei negozi, su internet, fra le cantine polverose e le bancarelle dell'usato... è un atto nobile nei confronti di un grande personaggio, a cui molti si sono ispirati e pochi hanno creduto.

Anselmo Patacchini


Tim Buckley: la discografia

Tim Buckley
 Trentatregiri d'esordio pubblicato nel dicembre 1966 - Edizione stereo (Elektra EKS 74004) mono (Elektra EKL 4004). Quotazione di 40/50 Euro.
Goodbye And Hello Secondo album di Buckley del '67 (Elektra EKS 7318) vale 30 Euro in stereo, e circa 28 euro (Elektra EKL 318) in mono. 
Happy Sad è del luglio 1969, e esce  nella doppia versione stereo (Elektra EKS 74045; Euro 30) e mono (Elektra EKL 4045; Euro 32).
Blue Afternoon (Straight STS 1060) è del Febbraio 1970 e vale 25 euro circa ,  e Stairsailor (Straight STS 1064) si assestano sui 25 Euro
Lorca (Elektra EKS 74074), di fine '70 (Novembre) vale in ottime condizioni 25 euro
Starsailor (Straight STS 1064) Bel disco di inizio '71 (Gennaio), vale in perfetto stato 25 euro
Greetings From LA (Warner Bros. BS 2631), splendido disco del 1972, dal valore di 22 euro circa
Sefronia (Discreet MS 2157) di Maggio 74 vale in ottime condizioni 22 euro
Look At The Fool (Discreet DS 2201) di fine 1974 vale 22 euro se vinile in buono stato
Dream Letter Live in London 1968 (Demon D FIEND 200), splendido live con brani inediti, prezzo di mercato
The Peel Sessions (Strange Fruit SFPS 082), live radiofonico con tre pezzi inediti. Valore circa 25 euro
Live At The Troubadour (Edsel EDCD 400). Live del 1969 con alcuni inediti. Valore di mercato.
Honeyman (Edsel EDCD 450) Live del Novembre '73 con brani da Greetings from L.A. e Sefronia. Prezzo di mercato.