Il ritorno dei giganti




Pro-Ject Audio Xtension




Negli anni Settanta era il giradischi a recitare la parte del leone, quella più fascinosa ed intrigante, con le grandi sfide della meccanica al servizio del Disco Nero, l'unica vera fonte di riproduzione musicale di alta qualità. Come oggi.






Nonostante gli annuari audio siano pieni di macchine 'leggivinile', sono poche quelle che possono vantare una storia, un 'background' ideale e manifatturiero di grande spessore. Tra queste, l'austriaca Pro-Ject Audio che cominciò in punta di piedi oltre diciotto anni fa, costruendo le sue prime macchine cinematiche a Litovel, vicino Praga, sito poco consueto per gli audiofili occidentali abituati ad amene località in Massachusetts o Cambridgeshire come luoghi d'origine per i loro prodotti. In punta di piedi, certo, ma con gli occhi ben aperti a quel che succedeva attorno al Disco Nero, forse in declino nei numeri, ma non certo nel prestigio. Un po' come è successo con l'avvento degli orologi al quarzo (il CD-Player), regnando il modello meccanico. L'orologio cessò di essere un bene di lusso, ma perse di prestigio.
Oggi, in grandissima percentuale, un cronografo di alta orologeria è puramente meccanico.
Per la lettura dei vecchi (e nuovi!) 33 giri il motivo di recuperare la pratica dell'uso è ancor più valida.
Il tempo potete misurarlo anche con orologi al quarzo; la Musica la potete sentire solo con un giradischi meccanico. Pro-Ject ha avuto la sua legittimazione come prodotto maturo e degno di competere sul mercato proprio nella patria dei giradischi, la Gran Bretagna, insidiando, e spesso scalzando, modelli indigeni che la facevano da padrone da circa un decennio.
C'è riuscita usando il loro stesso approccio, ma variando in meglio dove l'ossessionante e testardo conservatorismo britannico ha proseguito in scelte tecniche invecchiate con il tempo o non più giustificabili con l'incremento dei costi. Pro-Ject ha fatto esattamente il contrario: ha migliorato i materiali, le prestazioni, le macchine in sostanza, mantenendo altamente concorrenziali i prezzi, arrivando ad essere la proposta più diffusa, competente e conveniente dell'intero mercato.
RPM-10, l'attuale top di gamma, riprende, riassume e potenzia al massimo esponente i tipici dettami costruttivi della gamma Pro-Ject attuale. Heinz Lichtenegger, direttore della Pro-Ject Audio Systems con sede a Vienna, ha però voluto qualcosa in più, qualcosa di più evocativo, di distintivo, di rappresentativo. Non solo per l'Azienda in sè, ma per tutta quella generazione di appassionati cresciuta attorno a trenta centimetri di vinile.
Da qui Xtension, il primo modello Pro-Ject nato senza porsi limiti di budget, ma con la forte intenzione di recuperare il concetto di giradischi dei primi anni '80, maestoso, autorevole, preciso, il re dell'hi-fi.

Super in tutto
Il progetto è sfizioso, la realizzazione di più: riprendere la tipologia dei super-giradischi anni '80 e replicarla al meglio con la tecnologia e le conoscenze di oggi. Wow! Cominciamo a vedere ricetta ed ingredienti per un capolavoro.
Lo Xtension è un modello di elevata massa (25 kg!), con trazione a cinghia e piatto bilanciato ad alta precisione, smorzato con Sorbothane (materiale sintetico di bassissima risonanza propria), rivestito di vinile. Il perno di rotazione è di tipo invertito con sospensione magnetica, mentre il cuscinetto reggi-spinta è ceramico, soluzione tesa a minimizzare l'attrito tra le parti in movimento e presentare la massima durezza e rigidità per mantenere inalterate le tolleranze di funzionamento nel tempo. Il blocca disco è in ottone, di massa elevata. Il motore è del tipo a basso rumore e di speciale selezione, coadiuvato dalla Speed Box SE (dispositivo per la stabilizzazione della velocità di rotazione, qui di serie), il quale assicura l'esatta velocità di rotazione, la silenziosità del motore ed il cambio di velocità tra 45 e 33 giri RPM.
Il telaio, splendido esternamente con finitura in vero legno (molte e bellissime le essenze disponibili: melo laccato, ciliegio laccato, olivo laccato, black piano laccato), è reso sordo con l'addizione di granulato metallico ad altissimo grado di smorzamento. La perfetta messa in piano e l'isolamento dalla superficie di appoggio è assicurata regolando i piedi di supporto, di tipo magnetico. Il giradischi è acquistabile con l'originale braccio Pro-Ject Evolution in fibra di carbonio da 9' o 12', oppure si può scegliere tra quattro diversi modelli di bracci Ortofon ugualmente premontati. E' anche disponibile una basetta preforata per adattare pressochè qualsiasi braccio in commercio.

Un Partner all'Altezza
La nuova linea di bracci Evolution ha spinto sensibilmente in avanti le già egregie prestazioni della serie precedenti. Vediamo qualche caratteristica significativa: disponibili nella lunghezza di 9' e 12', con canna conica in fibra di carbonio (rigida e leggera), studiata per contenere al massimo la massa e l'insorgere di risonanze proprie. Il portatestine è di tipo integrato così da non presentare 'fratture' nella struttura portante. L'articolazione a cuscinetto è realizzata con quattro sfere di acciaio indurito, mentre il cablaggio interno è con rame di alta qualità. L'alzabraccio è smorzato con liquido al silicone. Il contrappeso è ottimizzato con materiale antirisonante in Sorbothane.

Old fashion, new fashion
Già, ma come suona un giradischi così? Meglio di quelli d'epoca?
Non abbiamo qui un esemplare funzionante di quel periodo, però è il 'nostro' Xtension è presumibile suoni sensibilmente meglio; venti e passa anni di tecnologia e di affinamento negli strumenti di lavorazione meccanica non passano invano, e nella meccanica di precisione fanno la differenza.
Un bel front-end quello composto dall'Xtension dotato di testina MC Sumiko Blue Point Special Evo III, di massa compatibile con il braccio da 12'. La testina, di tipo MC ad alta uscita, è collegata ad un pre-phono Primare R20 a sua volta comunicante con l'integrato Primare I30, da oltre 100 watt/canale su 8 ohm. Casse acustiche B&W 805S. Un sistema di classe High-End, ma dal costo ancora umano, perfetto per molte situazioni domestiche, ed energeticamente sufficiente nella maggior parte delle situazioni ambientali nell'ortodosso ascolto entro 3-4 metri di distanza dagli speakers. La caratteristiche di questo trittico (base+braccio+testina) è l'omogeneità dell'intera gamma tonale riprodotta, senza enfasi apprezzabili. Impostazione dinamica netta e discriminante, con buonissimo peso in basso, ma senza eccessi (transienti a bassa frequenza troppo secchi o troppo enfatici). Il medio è liquido ed introspettivo, ricco di dettagli, ben articolato come prospettiva e scena acustica, di sicuro uno dei punti di forza della performance complessiva, dove è la neutralità e la trasparenza piuttosto analitica dell'insieme non fanno sconti nemmeno al più piccolo atomo sonoro. Il risultato complessivo è un suono sofisticato e preciso; la sensazione di 'certezza' con la lettura di ogni disco, anche se d'annata, è elevata, segno che la micromeccanica paga - soprattutto - in questo aspetto, potendo finalmente inseguire, raggiungere e recuperare ogni informazione musicale anche nell'angolo più remoto e scabroso del solco, sia questo polveroso, sporco o ipermodulato.

Conclusioni
Sì, Herr Lichtenegger, anzi 'ja'.
Ha fatto benissimo a resuscitare, a ricreare questo tipo di creatura.
E' bello da vedere; è bello da ascoltare. Ascoltare a lungo, per i prossimi vent'anni, quando sarà pronto l'Xtension MkII.