L'Orologio




Patek Philippe Nautilus




Una vetrina sui grandi classici dell'orologeria scelti ed analizzati dalla più autorevole rivista di settore.






Quando fu realizzato per la prima volta, nel 1976, il Nautilus di Patek Philippe si impose per la sua costruzione e il suo design innovativi. Disegnato dalla matita di Gèrald Genta (lo stesso che aveva realizzato solo pochi anni prima anche il Royal Oak di Audemars Piguet, storico rivale del Nautilus nella modellistica sportiva in acciaio di alta gamma), di certo non passava, allora come oggi, inosservato. La sua struttura, infatti, si basa su di una cassa carrè galbè, con la lunetta ottagonale divisa in otto caratteristici archi di cerchio disposti a ottagono, che racchiudono al loro interno un cristallo di zaffiro molato. Con un'impermeabilità pari a 120 metri di profondità, ma privo di lunetta girevole (requisito indispensabile che lo avrebbe definito un vero e proprio subacqueo), questo modello si delineò subito come il classico orologio dei ricchi proprietari di yacht, dove, al timone delle loro lussuose barche, il contatto con l'acqua era ammesso ma non necessario. Il disegno si ispirava all'oblò dei vecchi transatlantici, chiusi a cerniera con bloccaggio ermetico a vite, e ovviamente anche il nome evocava uno dei più celebri sommergibili nati dalla fantasia di Jules Verne: il Nautilus, appunto. 'Uno degli orologi sportivi più costosi del mondo è in acciaio'; 'Si abbina bene tanto a una muta da sub che uno smoking': così recitavano i claim della campagna stampa Patek al momento del suo lancio a simboleggiare un concetto di lusso che cambiava e che testimoniava un mutamento dei costumi della clientela più facoltosa.
Se all'inizio il Nautilus fu accolto da molti con una certa riluttanza proprio per quel suo design particolare e di rottura, e perciò da molti non facilmente comprensibile, e per il fatto che un orologio in acciaio non poteva pretendere di incarnare il lusso in un epoca in cui questo concetto era necessariamente abbinato all'oro, con il tempo ha conquistato molto simpatie, specie tra i collezionisti, divenendo ad oggi un must dell'orologeria sportiva elegante e uno tra i modelli più richiesti di questa tipologia. Molte sono state le sue evoluzioni nel corso degli anni e al compimento del suo trentesimo compleanno, nel 2006, la Patek ha deciso di rinnovare questa celebre collezione, apportando alcuni cambiamenti stilistici e tecnici e adottando nuovi materiali, ma soprattutto presentando un inedito cronografo, il primo realizzato all'interno di questa linea.
Oggi perciò il Nautilus è disponibile, oltre che in acciaio, anche nei tre colori dell'oro (giallo, rosa e bianco) e corredato di classici cinturini in coccodrillo. Per quanto riguarda l'estetica, questi in sostanza i cambiamenti: la cassa è ora in tre parti invece che due e, se da un lato mantiene la sua forma pressochè immutata, si presenta però più arrotondata aumentando leggermente le dimensioni. Inoltre, la Casa ha optato per l'adozione di un vetro zaffiro sul fondello per svelare il movimento.
La vera novità, comunque, è stata senza dubbio il cronografo automatico, che adotta il primo movimento cronografo integrato interamente concepito e fabbricato da Patek Philippe.
Quello che colpisce subito lo sguardo, è proprio l'originale disposizione su un unico contatore delle indicazioni cronografiche di ore e minuti, protagonista sul quadrante ad ore 6. In linea con la tradizione di questa collezione, questo modello è realizzato esclusivamente in acciaio.
Un'ultima annotazione è poi doverosa per questo modello: il favore con cui è stato accolto dagli appassionati di tutto il mondo, specie nella sua versione cronografo, ne ha decretato il sell-out pressochè immediato in tutte le concessionarie Patek Philippe.
Per il suo acquisto quindi, sarà meglio rassegnarsi a liste di attesa molto lunghe...