Le vie del suono. Cina




Ken Kessler




Ken Kessler è uno tra i più noti recensori di Hi-Fi a livello mondiale. Firma autorevole di molte riviste internazionali di settore in lingua inglese, tra le quali ricordiamo Stereophile (USA) e Hi-Fi News (UK). Oltre ad aver realizzato molti libri specifici sulla materia e scritto innumerevoli articoli, può definirsi a pieno titolo un vero appassionato di riproduzione musicale fin dai suoi albori, e rappresenta una delle icone viventi del settore, almeno dal punto di vista giornalistico. Acuto osservatore e grande professionista, coltiva molte altre passioni, tra cui orologi, vini e.. l'Italia..!






E' stato un po' di tempo fa, più di una decina d'anni. Mi trovavo in Cina, per il mio primo hi-fi show in quel paese, quando mi apparve inequivocabilmente chiaro che i Cinesi erano pronti per lasciare il segno nel mondo dell'Audio Hi-Fi, ed anche clamorosamente. Certo non potevamo sapere quanto rapidamente volessero entrare nel mercato High-End; oppure che avrebbero voluto dominare la manifattura dell'amplificazione valvolari, o comprare una quantità di marchi occidentali. Lo hanno fatto. Oggi rappresentano la maggiore potenza in tal senso. L'aspetto intrigante è come siano stati in grado di migliorare così velocemente i loro standard costruttivi: facevano amplificatori potenzialmente pericolosi, oggi sfornano prodotti grandemente desiderabili. E' provato, per esempio, che i prodotti Quad provenienti dalla Cina sono costruiti ad un più alto standard rispetto a quando erano 'made in England'. Per arrivare a questo sono stati profusi molta intelligenza, originalità nelle soluzioni ed estrema pazienza. Se ripensate ai prodotti audio cinesi dei primi anni Novanta, questi erano di standard sensibilmente inferiore a quello normalmente adottato in Occidente. Le valvole, ad esempio, raramente erano inserite verticalmente diritte, ma sempre pendenti, come se si dovessero vendere solo a Pisa. I profili dei pannelli degli amplificatori mancavano di rifinitura al punto da diventare taglienti, mentre le serigrafie delle funzioni contenevano errori di ortografia. Peggio di una FIAT. Tutto questo ora non esiste più. Prima di entrare nel Millennio, un buon numero di marchi occidentali sono stati acquistati a titolo definitivo da conglomerati cinesi di base ad Hong Kong, molti dei quali hanno spostato la produzione nel Far East. Allo stesso tempo, molte aziende, ancora di proprietà occidentale, si sono trasferite in Asia nel tentativo di rimanere competitive. Ciò che è accaduto in una sola decade è rivoluzionario: i Cinesi hanno adottato metodi di lavoro occidentali; gli Occidentali hanno imparato ad apprezzare l'atteggiamento cinese, in particolare lavorare con maggior lena rispetto ai 'bradipi' dell'Ovest. Questo è stato però sufficiente a far sì che regolamentazioni governative e questioni politiche influissero pesantemente su questa mini-rivoluzione industriale, alimentando le preoccupazioni degli stranieri che venivano a trovarsi di fronte ad una maggior ingerenza della burocrazia. Il mio direttore mi disse che, per una grande marca diventata di proprietà cinese, era facile trovare la soluzione per avere prodotti costruiti in Cina con standard occidentale: essa doveva trovare collaboratori da inviare dall'Ovest a supervisionare la manifattura cinese in loco. Semplice, no? Le difficoltà? Trovare collaboratori disposti a trasferirsi in Cina ed imparare la lingua. I risultati sono stati per Cina ed Ovest sorprendenti e reciprocamente influenti. Mentre la già menzionata Quad gode di un sensibile innalzamento qualitativo, così le aziende locali aspirano ai livelli occidentali per standard costruttivo e prestazionale.
Sono passati i giorni in cui i primi ampli a valvole cinesi prendevano regolarmente fuoco. Oggi, prodotti desiderabili come quelli di Shanlin, possono competere con i migliori prodotti high-end americani ed europei. Un altro sviluppo imprevisto di questa rivoluzione è rappresentato dalla nascita di un nuovo canone estetico. Le migliori apparecchiature cinesi, da Shanling a Melody, a Opera-Consonance, esibiscono un inedito appeal di calibro 'High-End' che rifugge dal look più tradizionale.
La ragione di questo fenomeno è dovuta in non piccola misura alla natura dell'industria Hi-Fi precedente all'apertura della Cina verso i mercati occidentali. In quei tempi, i progettisti cinesi dovevano fare i conti con quel poco che avevano, e l'emergenza affina l'ingegno ed il pensiero creativo. Era una situazione non dissimile da quella dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con carenze di ogni sorta, ma con molta componentistica da surplus militare che gli appassionati potevano adattare alle necessità civili. Invece, in Cina, grande parte del panorama dell'audio High-End è figlio di schemi circuitali occidentali e classici del passato. Lo stesso dicasi per l'impostazione tecnica dell'ultima generazione di amplificazioni e lettori CD. Un altro fenomeno derivato dall'ascesa cinese è l'insorgenza del costruttore 'multi-culturale' come Prima Luna. Di proprietà olandese, con uffici in Olanda, i prodotti sono costruiti totalmente in Cina con una condivisione di intenti aziendali e con un contatto diretto costante tra i due Paesi. Ciò spiega come l'affidabilità e la consistenza del 'made in China' sia migliorato così rapidamente.
Per il mercato interno cinese questo si è tradotto in un vantaggio totale, a partire dall'aumento delle opportunità di lavoro. Per il consumatore, invece, con lo stipendio ancora al di sotto dei livelli europei, significa che l'Hi-Fi di produzione nazionale non è più quel pietoso compromesso che era un decennio fa. E', invece, una pacchia per gli aspiranti audiofili. Nel mio ultimo viaggio in Cina, nel 2006, sono stato sconcertato dalla quantità di sistemi audio high-end estremi di provenienza occidentale in offerta. Visitando Shenzen e Guangzhou, ho notato come ogni grande marchio - Sonus Faber, B&W, Mark Levinson, Audio Research e così via - avesse una sua rappresentanza negli shopping centre più alla moda. Ancora più impressionante era la vasta selezione di componenti (soprattutto amplificatori) prodotti da aziende locali, molti dei quali non disponibili per l'export. Le amplificazioni valvolari si trovano ovunque, grazie ad un eccesso di disponibilità di tubi esistente sul mercato cinese. I prezzi sono parimenti sorprendenti, sebbene vada considerato il fatto che 100 euro per un operaio cinese sono ancora una cifra tutt'altro che indifferente. La cosa che mi ha letteralmente impressionato, però, è la quantità di amplificatori a valvole, da una trentina di watt e ben costruiti, venduti in negozi di ricambi al costo di ciò che noi pagheremmo solo per le valvole. Se c'è un lato negativo in tutto questo, riguarda la realtà commerciale, cioè la difficoltà dei costruttori occidentali a competere con gli stipendi cinesi. Fortunatamente questo non affligge i marchi di high-end estrema in virtù di quel valore chiamato 'autenticità'. E' difatti molto difficile vendere prodotti di lunga tradizione e blasone che non siano costruiti nel loro paese d'origine. In due parole: vorreste una Ferrari NON costruita in Italia?
Così, per il futuro prossimo, la maggioranza dei marchi esclusivi è ragionevolmente al sicuro, ma al tasso in cui l'audio evolve in Cina, il tempo che rimane è contato...

Ken Kessler