Le vie del suono. Francia




Ken Kessler




Ken Kessler è uno tra i più noti recensori di Hi-Fi a livello mondiale. Firma autorevole di molte riviste internazionali di settore in lingua inglese, tra le quali ricordiamo Stereophile (USA) e Hi-Fi News (UK). Oltre ad aver realizzato molti libri specifici sulla materia e scritto innumerevoli articoli, può definirsi a pieno titolo un vero appassionato di riproduzione musicale fin dai suoi albori, e rappresenta una delle icone viventi del settore, almeno dal punto di vista giornalistico. Acuto osservatore e grande professionista, coltiva molte altre passioni, tra cui orologi, vini e.. l'Italia..!






I più originali tra tutti gli appassionati di High-End, in relazione alla nazionalità di appartenenza, sono forse i Francesi. Essi rappresentano, se possibile, il mercato più contraddittorio e schizofrenico che esista, differente da tutti gli altri. Da un lato, i Francesi sono gli autori di alcuni tra i più esagerati ed eccentrici - se non eccessivi - sistemi high-end del mondo che abbia visto. In Francia amano costruire giradischi bizzarri, un ampli a valvole e casse acustiche che sembrano globi oculari. In Francia si comperano casse a tromba Lowther più che altro posto al mondo, (forse) Giappone a parte. E uno dei suoi giornalisti, il leggendario Jean Hiraga, è stato, alcune decadi fa, probabilmente il primo responsabile dell'innamoramento dell'Occidente per gli amplificatori a triodi
single-ended e per i cavi più costosi, in quel momento esclusiva del Giappone. Sull'altro fronte, però, la Francia è generalmente considerata uno dei peggiori mercati d'Europa per l'High-End e per il 2/canali stereo. Ci sono due ragioni alla base di questa situazione, non ultima la passione dei Francesi per il cinema. Infatti, la parola 'cineasta' è francese, e la loro assoluta venerazione per i films ha fatto sì che la Francia fosse il primo paese in Europa a pensare in grande il modo di fare cinema. Tornando un attimo indietro, con il pensiero al periodo precedente all'avvento del DVD, la Francia fu l'unico territorio europeo dove il Laser-Disc tenne più a lungo che in altri paesi.
I 'Festival du Son' di Parigi di oltre 15 anni orsono erano già eccezionali per le dimostrazioni dei sistemi home-theater, ciò ad indicare come i Francesi prediligano il cinema rispetto alla musica. Una parte di me vorrebbe dire che ciò si deve al fatto che i Francesi non hanno un grande patrimonio musicale del quale essere orgogliosi. Quando la somma totale della loro storia musicale consiste nelle assurdità canzonettistiche di Johnny Halliday, o nel clichè di Edit Piaf, è duro considerare la Francia come una nazione dall'invidiabile tradizione musicale. E se la maggior parte della loro musica moderna di successo sono più che altro canzonette per il mercato interno, allora chi può avvertire la necessità di un impianto hi-fi per ascoltare della pappa sintetica, senza anima, come quella degli Air?. Le cose non sono mai semplici come sembrano, però. Un amico, che esporta in Francia, mi spiegava che: 'la Francia ha sempre tradizionalmente avuto una rete di vendita molto debole. Semplicemente, c'erano troppo pochi rivenditori specializzati durante l'epoca d'oro dell'hi-fi. Questa è la ragione principale del problema; non ci sono posti dove poter ascoltare dei buoni impianti audio. Un'altra peculiarità della Francia poi - applicabile a qualsiasi altro paese nel quale si costruisca audio high-end - è che il prodotto nazionale risulta molto gradito ai propri concittadini. E così gli importatori devono lavorare duro.' Sotto questo aspetto, la Francia è simile alla Germania, al Regno Unito, agli USA, al Giappone e all'Italia, i quali possiedono marchi indigeni di classe mondiale. In Francia trovi YBA, Cabasse, Jadis, Triangle, Waterfall, Magnavox, Cairn, Ives Cochet, ed una dozzina di altri marchi a dimensione nazionale. E' quindi possibile, senza difficoltà alcuna, creare sistemi totalmente francesi che vanno dall'entry-level all'ipercostoso. Questo per dire che forse è difficile capire la situazione francese da fuori, sebbene qualcosa mi dica - data la dimensione della maggior parte delle aziende audio nazionali - che il mercato francese sia ancora molto piccolo.
Ciò non significa che non valga nulla, o che non abbia importanza. Non è passato molto tempo da quanto Jadis - ad esempio - era considerato il miglior amplificatore che si poteva acquistare, comprendendo nell'affermazione, tutti i marchi di USA, UK e Giappone. Per capire veramente lo spirito dell'Audio di un dato paese, è sempre utile visitare una mostra hi-fi. Per decenni Parigi ha ospitato un paio di high-end show. La mia favorita era il Salon HiFi & Home Cinema, a marzo. E proprio come il Top Audio di Milano o il CES di Las Vegas, o ancora la fiera delle stravaganze high-end a Monaco, hanno la loro particolare atmosfera, anche Parigi aveva la sua, trasudante gallico charme. Il Salon Hifi & Home Cinema aveva luogo - naturellement - in un hotel francese - il Sofitel - ed aveva il suo microcosmo, fatto da appassionati francesi esperti e curiosi. Come il nome della mostra suggeriva, l'home-cinema era la parte più importante dell'esposizione. Dai proiettori ai sistemi audio surround; fino agli schermi piatti, la categoria era molto ben rappresentata, perchè i Francesi - a differenza dei Britannici - non hanno problemi nel godersi musica o films con lo stesso impianto. Mentre i Francesi manifestano pregiudizi nei confronti della lingua, della politica, della cucina altrui, cessano di essere cosi nazionalisti quando si parla di 'elettronica di consumo. Un esempio: era di inequivocabile arguzia francese l'amplificatore a valvole Jadis con slot per iPod messo in mostra nel 2007. Egualmente, però, i Francesi amano i sistemi audio originali, inconsueti, siano questi autoctoni o prodotti all'estero. Una mostra che si rispetti include tutti i grandi, tradizionali nomi dell'audio high-end, rappresentati da altrettanti importatori, molto seri e molto professionali. C'è - però - anche una quantità di spazio occupato da ampli a triodi single-ended, mostruosi diffusori a tromba; accessori per il tweaking, l'Analogico, l'ultimissimo oggetto a valvole dalla Cina, il Vinile, i cavi, ed ogni cosa che l'audiophilo spera di vedere. Così, a prescindere dalle dimensioni del reale mercato, la comunità audiophila di Francia appare essere molto preparata. Sopravvive una manciata di riviste di hi-fi francese, con un contenuto che va da sofisticate trattazioni tecniche a recensioni soggettive, di norma dedicate a splendidi apparecchi. Questo è possibile perchè i Francesi aborrono la lingua inglese e - quindi - le riviste inglesi e/o americane, considerate unanimemente le più autorevoli, non sono là molto diffuse. Non che esse possano incidere più di tanto anche qualora i Francesi decidessero di imparare l'inglese; i Francesi - in audio come in qualsiasi altra manifestazione - sono i più grandi bastiancontrari che esistano. O, più semplicemente, preferiscono andare per la loro strada, far le cose a modo loro. E se ciò implica, per i costruttori nazionali di hi-fi, scarso appeal fuori del loro paese, non importa più di tanto. Ai Francesi non dispiace pensare che siano - nel mondo - i più 'menefreghisti'.

Ken Kessler