Lo specchio di Cassandra




 




La leggenda narra che il Dio Apollo era innamorato di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba. Egli aveva promesso d'insegnarle a indovinare il futuro, se ella avesse acconsentito a concedersi a lui. Cassandra accettò lo scambio, e ricevette le lezioni del dio; ma, una volta istruita, si sottrasse a lui. Allora Apollo le sputò in bocca, ritirandole non il dono della profezia, ma quello della persuasione. Pierre Grimal Enciclopedia dei miti - Ed. Garzanti






A volte la parola è trappola pericolosa; è come la vibrazione musicale: nella complessità dei suoi armonici varia a seconda degli ostacoli che incontra, delle pareti che la riflettono, cambia espressione, si annulla o si amplifica, perde od acquista fascino...
Penso alla parola 'rivelazione'; tutti i dizionari la definiscono: 'manifestazione di fatti riservati o nascosti', 'ciò che viene rivelato o reso noto'(Devoto Oli) ecc. ecc.
E in ambito religioso è considerata il Dei Verbum, 'ciò su cui tutto si regge...' (Jacques Vidal).
Ho trovato, invece, un autore dei primi del novecento, Albert de Pouvourville, alimentatosi sul Tonchino alla severa metafisica orientale, che afferma:
'Nonostante un errore linguistico assai diffuso, una rivelazione è proprio il contrario di un'illuminazione: rivelare è l'opposto di svelare, così come ricoprire è l'opposto di scoprire; una rivelazione è una nube collocata sulla verità, una nube le cui forme convengono all'estetica morale del momento...'
E così, nel tempo e nell'oscuramento progressivo, la parola sarebbe stata stravolta nel significato, e, nella religione, solo coprendo con qualcosa di umanamente recepibile si potrebbe far presentire la verità trascendente. E con giustezza apparirebbe il vero ruolo delle religioni: essere 'la legge' che guida uomini decaduti in ambiti dove altrimenti non vedrebbero nulla.
E, come legge, deve dare precisi precetti e variare a seconda dell'ethos del popolo al quale è diretta. Un po' (per essere riduttivi) come un codice della strada che varia a seconda delle situazioni: in Italia si circola a destra e 'guai!' circolare a sinistra (si provocherebbero immani disastri), in Inghilterra si circola a sinistra e 'guai!' circolare a destra. Sicuramente il buon vecchio patriarca Mosè non aveva bisogno delle Tavole della Legge (non aveva bisogno che gli venisse 'rivelato' nulla: vedeva benissimo tutto!);
è andato sul monte a prenderle per il popolo che, abbandonato a se stesso ha mostrato tragicamente le sue predisposizioni adorando il Vitello d'oro! Non voglio entrare personalmente in merito alla questione, ma mi servo di questo esempio, (e mi scuso per aver tirato in ballo i massimi sistemi) perchè è l'unico che ho trovato che mi possa aiutare ad esplicitare ciò che cercherò di esprimere.
Penso alla 'registrazione': è il momento iniziale del processo che rende possibile il riascolto del già avvenuto, ed è stato, nel tempo e nell'inconscio collettivo, considerato come il consolidato che stabilisce 'la verità' da riprodurre.
Ci si dimentica che, invece, anche qui si tratta, seguendo il significato della premessa fatta, di una 'rivelazione': si dà, tramite il velo del supporto tecnico, consistenza all'ineffabilità della frase musicale; viene, infatti, in qualche modo fissato, cristallizzato, stabilizzato ciò che per sua natura è puro movimento. Nell'ascolto non è possibile ottenere 'il fermo immagine', come invece si può fare nella visione.
Nel suono opera l'energia stessa della vibrazione e dobbiamo ricorrere ad un espediente tecnico per cercare di bloccare ciò che per sua natura è immateriale e 'volatile'.
La Musica non è aria che vibra, è una quiddità che prende a supporto la vibrazione dell'aria. E quindi devo dire con molta decisione che poco mi interessa la versione dei fatti fornita dal fonico.
Mi interessa relativamente quale sia stata la sua interpretazione, la sua registrazione. Egli ha, come dicevamo prima, cristallizzato l'evento secondo il suo particolare giudizio e la sua particolare cultura, usando particolari microfoni, particolari posizionamenti, particolari apparecchiature, fornendo, quindi, un risultato che è uno fra i mille possibili.
(Ha affermato un famoso fotografo: 'Metti dieci grandi fotografi davanti alla stessa sedia, e otterrai dieci sedie diverse').
Deve invece interessare, sfruttando quella sua testimonianza, quella sua registrazione, operare un magico cammino a ritroso, risalire la corrente e pervenire alla emozione che scaturisce dall'originale fluire della Musica.
Per questo ho sempre parlato di 'arte del riprodurre' perchè, a mio avviso, anche nel nostro meraviglioso gioco non si deve cercare la rivelazione, ma lo svelamento dell'originale verità, tramite una operazione eminentemente artistica.
Originale verità che, a ben guardare, è unica ed irripetibile, ma che può essere credibilmente evocata tramite l'appassionata ricostruzione del binomio ambiente-catena di riproduzione, compito che dovrebbe impegnare ogni serio professionista del settore.
Invece, purtroppo come ormai dappertutto, l''auri sacra fames', ('l'esecranda fame dell'oro' per usare una espressione classica) ha corrotto il nostro mestiere e al rivenditore di alta fedeltà, in genere, interessa solamente sbarcare il lunario, occupandosi esclusivamente dell'aspetto commerciale delle faccende, comprando e vendendo ciò che più gli conviene.
In Italia, ormai, pochissimi hanno la volontà di perseguire il raggiungimento dell'elevata qualità nella riproduzione, che non dipende, tra l'altro, da 'cosa' viene venduto, ma dal 'come' quelle apparecchiature vengono installate.
Io temo che, purtroppo si stia addirittura perdendo la nozione stessa di qualità, nelle forzature delle quantità e sotto l'incalzante strapotere delle 'necessità di mercato'.
Mi sento obbligato, quindi, con tragica malinconia, a ricordare che, in verità, dovrebbe essere preferibile fare la fame, piuttosto che tradire il rispetto che ognuno deve avere per se stesso e per il proprio lavoro.

Lorenzo Zen