Lo specchio di Cassandra




 




La leggenda narra che il Dio Apollo era innamorato di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba. Egli aveva promesso d'insegnarle a indovinare il futuro, se ella avesse acconsentito a concedersi a lui. Cassandra accettò lo scambio, e ricevette le lezioni del dio; ma, una volta istruita, si sottrasse a lui. Allora Apollo le sputò in bocca, ritirandole non il dono della profezia, ma quello della persuasione. Pierre Grimal Enciclopedia dei miti - Ed. Garzanti






A volte siamo inaspettatamente folgorati da piccoli dettagli, da cose sempre viste, ma mai guardate, sempre presenti nella nostra quotidianità, ma improvvisamente abbaglianti per i significati altri che, ineffabilmente, si svelano.
Ci vengono incontro squarciando muri apparenti, mostrandoci finestre dissimulate che si spalancano su visioni fino allora neppure immaginate.
Tempo fa, nell'attesa di un appuntamento, mi ero fermato vicino ad una vecchia chiesa, nascosta nei prati, anche se prossima alla città. Sul muro a mezzogiorno v'era, un po' sbiadita, una vecchia meridiana che portava la scritta SINE SOLE SILEO (senza il Sole sono muta). Altre volte avevo letto quella iscrizione così appropriata ai solari misuratori del tempo: senza il Sole, ovviamente, non vi si può leggere l'ora.
Quella volta, però, la frase esplose con significati silenziosi, ed il semplice senso letterale della citazione contemporaneamente si dissolse e si amplificò per accedere a completezze ed unitarietà che, come prima accennavo, vanno a scardinare la consueta accezione delle parole.
In quegli istanti la mente sta zitta e, quale 'bisbetica domata', confessa la propria impotenza a comprendere (nel senso letterale della parola) il significato universale delle cose (il signum-facere unus-versus). Una cosa simile, anche se in ambiti completamente diversi, avvenne l'altro giorno mentre leggevo un affascinante libro: 'Errata - una vita sotto esame' di George Steiner (ed. Garzanti).
E' un testo interessantissimo da considerare anche per il capitolo che riguarda la Musica: veramente illuminante!
Parlando delle lingue del Mondo l'Autore si chiede: '... Quali rivelazioni uniche sulla percezione sociale possono essere desunte, in certe grammatiche boscimane, dall'assenza di ciò che chiameremmo l'accusativo? '.
E poi continua con analisi sulla opportunità e la peculiarità delle traduzioni da una lingua all'altra. Scrive: ' La traduzione è l'ossigeno delle comunità linguistiche ristrette e delle tradizioni trascurate. Tuttavia la questione è più sottile. Inevitabilmente persino il miglior traduttore sarà anche un traditore, come afferma il vecchio gioco di parole. Avrà impoverito oppure gonfiato, abbellito il testo originale; avrà scelto opzioni limitative. Il compenso offerto da un atto di traduzione veramente ispirato - e sono molto rari - è qualcosa di nuovo che era già lì. Questo non è misticismo. Ogni traduttore capace di riflettere saprà esattamente quello che intendo. La poesia in particolare ha potenzialità così numerose di significato e di suggerimento attraverso il tempo, e così resistente ad ogni dissezione o parafrasi totale da contenere, in uno stato sia latente sia attivo (vedi i quanti), energie che il traduttore può risvegliare, far scaturire e interagire in modo più chiaro. Quando Valèry traduce Virgilio, quando Leyris traduce Hopkins, quando Celan restituisce in tedesco Valèry o Ungaretti, i testi in latino, francese o italiano si ritrovano percepibilmente arricchiti, più compiuti di prima. Hanno acquisito, forse per la prima volta, ciò che possedevano già.
Questo è il modo più preciso che riesco a trovare per spiegare e verificare la 'fedeltà' nella traduzione'.
Da queste frasi si sprigiona immediatamente l'analogia con tutto ciò che attiene alla riproduzione della Musica e si forma una consapevolezza tale da provocare in me una vera e propria 'rivoluzione Copernicana' nella concezione di cosa significhi fare Musica riprodotta.
Credo che ciò che sto dicendo sia l'affermazione più importante che io possa 'proclamare' in cinquant'anni di esperienze nello stravagante e difficile campo della 'filosofia' dell'ascolto; è talmente importante da confinare nell'accessorio qualunque altra considerazione che riguardi il mondo del 'riprodurre ciò che è stato inciso'. Scardina ogni ragionamento sulla 'monofonia' o 'stereofonia' o 'ambiofonia' e su tutti quei termini entro i quali si vorrebbe imprigionare l'ineffabile fare Musica riprodotta.
Proprio così! Leggendo quel testo ho realizzato che se noi vogliamo veramente riprodurre Musica dobbiamo ben comprendere che la riproduzione è una delicatissima forma di traduzione!
Quando passiamo dall'energia coagulata nel 'solco' analogico o nella 'cifra' digitale, a quella espressa da un apparato che, in un dato ambiente, 'fa Musica', dobbiamo compiere una operazione analoga a quella di Valèry, Leyris, Celan (per rimanere negli autori citati da Steiner) quando traducono Virgilio, Hopkins, Ungaretti.
E' l'uovo di Colombo! Devo confessare che non ci avevo mai pensato prima, ma ora, che la cosa si è 'svelata', percepisco il tutto come verità semplice e sconcertante.
Dovendo tradurre un testo di alta poesia, fra il dover scegliere se tradire la 'lettera' o tradire la 'poetica', penso che nessuno avrebbe dubbi. Si deve far di tutto per mantenere la 'vibrazione' artistica e salta agli occhi immediatamente che qualunque traduzione letterale (quella che l'ipertecnico vorrebbe fare nel campo della riproduzione: 'questo è inciso e questo voglio sentire...') uccide in maniera inequivocabile ogni forma di poesia! Così, dovendo riprodurre Musica (non onde quadre, sinusoidali o checchessia.... ma riprodurre Musica!!) noi dobbiamo porre tutta la nostra attenzione per cercare di 'evocarla' nella sua significanza culturale e non certo tecnica, tradendo, se è il caso, la pedissequa similarità formale.
D'altronde anche il grande K. Imai, costruttore degli splendidi Audio Tekne, afferma: ' Gli apparati audio hanno il solo scopo di far sentire la Musica. La Musica è cultura e gli apparati sono tecnologia. Noi non dobbiamo mai dimenticare la differenza tra tecnologia e cultura. Il giudizio di un suono buono o cattivo deve essere fatto in base alla cultura musicale.'
Questo, però, non vuol dire che si possa prendere un qualsivoglia prodotto cantinaro e inventarci che è 'eufonico', 'musicale', 'emozionante'... Si devono, al contrario, usare tutte le tecniche possibili per scavare nella profonda realtà del segnale da riprodurre, avere tutte le accortezze e le accuratezze scientificamente immaginabili per usare al meglio ogni tecnologia, ma altresì sapere che tutte queste sono modalità necessarie, ma non certo sufficienti. La 'qualità' della Musica riprodotta è un di più che appare solo quando la catena di riproduzione esprime 'qualcosa di nuovo che era già lì' (qualcosa di nuovo, perchè siamo nel riprodotto e non nel reale, come invece accade nell'ascolto della Musica dal vivo).
Capire, in totale introspezione, che il riprodurre implica il tradurre, non è così immediato e forse molti resteranno perplessi di fronte ad affermazioni così categoriche. Ma, se ben meditata, la cosa risulterà evidente e, soprattutto, comprovata nella continua ed attenta fruizione della Musica riprodotta. In altre parole, per capire, bisogna ascoltare, ascoltare, ascoltare!
Molti, ora, staranno pensando: ma, se è vero questo, vanno a farsi benedire tutti i discorsi che riguardano 'la linearità', 'la misurabilità', 'il segnale che entra uguale a quello che esce', 'la ripetibilità' e tutte quelle altre faccende, fondamentali nel mondo 'galileiano'...
Ebbene si: per fortuna l'uomo è ben oltre tutto ciò che gli indispensabili cinque sensi ci fanno conoscere!

Lorenzo Zen